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«Le liriche che compongono "Il papiro apocrifo" sono dense nella loro compattezza, articolate nella loro architettura poetica, e come per Montale (poeta tanto amato da Piccirillo) il tessuto emotivo e i risvolti memorali non si esauriscono in sé stessi ma diventano la fonte essenziale liberatrice. Il poeta ricostruisce il proprio vissuto, scandaglia il proprio inconscio giovanile da uomo maturo, disincaglia e apre una nuova traccia sul passato aprendo una finestra sul presente.» (dalla Prefazione di Leone D'Ambrosio)